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sabato 29 giugno 2013

Pinkhouse. Il salotto letterario compie dieci anni e li celebra con una raccolta di poesie e racconti

Per chi suona la campana. O forse sarebbe più corretto dire perché suonano i campanelli. Se il riferimento particolare alla famosa opera letteraria di un grande scrittore americano è del tutto casuale,  non lo è affatto quello ai moltissimi piccoli grandi scrittori nostrani che negli ultimi dieci anni hanno avuto l’opportunità di parlare, conoscersi, fare letteratura crescendo e affinando nel confronto reciproco i loro strumenti linguistici e lessicali. Non appena la sala è piena, solitamente un giovedì al mese, il tintinnio di uno dei molti campanelli da tavolo collezionati dalla padrona di casa apre la serata. Il salotto letterario Pinkhouse può aver inizio.
Per celebrare i dieci anni di attività del salotto di Mariangela Casarosa (letteralmente tradotto in pink house), ormai diventato un punto di riferimento culturale della nostra città, giovedì 27 giugno presso i locali della casa editrice Ets è stato presentato il nuovo volume (pubblicato da Edizioni Ets) Le storie del Pinkhouse. Racconti e poesie di trentasei scrittori (su almeno un centinaio tra scrittori di Pisa, Livorno e Lucca) che in questi dieci anni, chi fin dall’inizio chi solo negli ultimi anni, hanno contribuito all’attività letteraria del salotto. Massimiliano Antonucci, Athos Bigongiali, Cristiana Bruni, Paola Cappagli, Alessandra Casaltoli, Mariangela Casarosa, Nadia Chiaverini, Michele Ciardelli, Edda Pellegrini Conte, Sergio Costanzo, Raffaele Damiani, Ubaldo De Robertis, Gianmarco De Rose, Giancarlo Del Carratore, Carlo Delli, Franco Donatini, Maria Fantacci, Franco Farina, Dino Fiumalbi, Cristina Lastri, Graziella Lezzeri, Franco Marchetti, Franco Masini, Stefano Massetani, Claudia Mazzoni, Alessandra Nanni, Giovanni Nardi, Piero Nissim, Francesca Padula, Pierantonio Pardi, Paola Pisani, Paolo Stefanini, Arianna Taddei, Claudia Turco, Giovanni Vannozzi, Renzo Zucchini sono gli autori che per celebrare l’evento hanno scritto brevissime storie o poesie.
“Il salotto Pinkhouse – precisa Mariangela Casarosa - nasce da molto lontano e deve il suo nome ad una collega inglese di nome Teresa che era solita chiamarmi “la mia amica Pinkhouse”, traducendo simpaticamente il mio cognome”. Già a nove anni la piccola Mariangela, stanca di giocare con le bambole, all’uscita della messa iniziò a invitare le bambine che aveva conosciuto a scuola selezionando le più affini sulla base dell’istinto. “Queste riunioni domenicali a casa mia – spiega Casarosa - divennero una simpatica abitudine. Negli anni che seguirono, continuarono le riunioni, ma cambiarono le modalità e i contenuti”. Dal gioco dell’oca, alle carte, e alla tombola, fino alla svolta alla fine degli anni Ottanta quando Mariangela iniziò saltuariamente ad invitare a casa poeti e scrittori. Incontri che si trasformarono in appuntamenti a cadenza mensile solo dalla fine del 2002.
“Mi trovo bene con gli scrittori – scrive Casarosa – perché ciò che conta per loro sono le qualità intellettuali e la passione per la cultura, la disponibilità a partecipare alla vita culturale in comune e a parlare di arte. Gli artisti sentono il bisogno di comunicare agli altri i propri sentimenti”
Per Pierantonio Pardi, che in questi anni ha condiviso l’esperienza del salotto con Mariangela Casarosa, si è trattato di un’operazione che poteva contenere in sé “il virus dell’autoreferenzialità, del narcisismo tautologico, dell’estetismo dozzinale ma dall’altra aveva una potenzialità: quella di restituire alla letterarietà il fascino e il carisma di sorella minore della letteratura consacrata, anche se a volte soltanto dalle leggi di un mercato editoriale ottuso e consumista”. Le affinità e sinergie favorite dall’attività del salotto hanno dato vita anche a pubblicazioni, non ultima la serie di Giallo pisano.
Per Pardi “la terapia vincente si è rivelata quella del “barrage” un espediente tecnico, utilizzato nelle scuole di scrittura creativa,” che sottopone “tutti gli autori ad una messa in discussione dei propri testi, aiutandoli a crescere, a migliorare, a fare autocritica”. Cristiana Bruni, nel ringraziare Mariangela Casarosa per averla introdotta in questa bella esperienza, sottolinea l’importanza di creare sinergie anche con le istituzioni: “il salotto Pinkhouse è un luogo per fare cultura, in una città come Pisa che per ricchezza prodotta dalla cultura occupa il nono posto in Italia”.
Una ricchezza fatta anche di modelli di cultura fondati sul dialogo tra linguaggi diversi, sulla comunicazione e sulla socialità.
Enrico Stampacchia

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