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martedì 5 marzo 2013

“Scritti pisani”: presentato il libro postumo di Emilio Tolaini, il grande storico dell'urbanistica pisana

Pisa 5 marzo 2013 - "...Ormai solo i vecchi della mia generazione ricordano l’aspetto incantato che aveva il prato del Duomo deserto di visitatori, nelle notti di luna piena, dopo che le ragioni d’una guerra infame ebbero fatto spengere i riflettori messi lì a confezionare per il gusto facile della gente un’immagine banalizzata dei Monumenti. Chi non l’ha vissuto non può immaginare il fascino che si creava all’interno del perfetto spazio geometrico delle Mura sovrastate dalla figura incombente del leone, quando dall’oscura stesura dell’erba, velata dalla leggera evaporazione notturna, i Monumenti, perduta ogni loro reale consistenza, parevano salire verso il cielo, facendosi indistinti, quasi diafani, come partecipando della stessa qualità ottica del lume lunare...".
Non ha avuto il tempo di vedere le bozze del suo libro che era però ormai già più di un progetto. Emilio Tolaini aveva già scritto questa bellissima introduzione dove i ricordi biografici gli permettono di introdurre una delle riflessioni centrali nella sua ricerca intellettuale: la considerazione dei monumenti nella loro purezza e non nella loro fruibilità. In una sala del Palazzo del consiglio dei Dodici gremita, come raramente accade, il libro, pubblicato postumo da edizioni Ets, di Emilio Tolaini Scritti pisani è stato presentato ieri dal sindaco di Pisa Marco Filippeschi, dal professore Salvatore Settis, dall'architetto Alessandro Baldassari, e dal professore Stefano Bruni. Il libro è una raccolta di brevi saggi in cui lo studioso di scultura, architettura e urbanistica medievale, ripercorre la città e mette in fila ricerche, riflessioni e sue prese di posizioni sugli interventi architettonici compiuti a Pisa, in un arco temporale che va dal 1947 al 2010.
Per il sindaco di Pisa Marco Filippeschi "questi scritti riguardano la parte vivente della nostra città". Filippeschi ha sottolineato i moltissimi cambiamenti in atto a Pisa e ricordato di aver fatto in tempo a telefonare personalmente a Tolaini per informarlo di essere riuscito ad ottenere i finanziamenti su progetti relativi proprio agli oggetti dei suoi studi. "Tolaini - ha ricordato con rimpianto Filippeschi  - era un intellettuale coerente, riservato, severo capace di costruire una trama di cultura che si trova anche in questi scritti".
"L'Italia e la Toscana - ha affermato Settis - hanno una grande tradizione di eruditi locali. Tolaini era molto di più, non può ricondursi alla tradizione locale. Pisa era il suo chiodo fisso, rappresentava una città di cultura. Ma era soprattutto la città che avrebbe voluto, una città che potesse servire per rappresentare il microcosmo dell'Italia, un esempio per la trasformazione delle città storiche del nostro tempo. La storia dello sviluppo di Pisa è un modo per parlare di storia. Così quella di Pisa per Tolaini non è storia locale, è storia nazionale".
Nei ventisette brevi saggi di cui è composto Scritti pisani, Tolaini oltre a intervenire spesso nel merito delle realizzazioni effettuate o proposte, criticando quelle che non rispettano la scenografia storica, ricorda quelle che andrebbero realizzate. Così nel saggio "Riportare Ferdinando in lungarno e ricostruire l'impianto scenografico mediceo" Tolaini propone di ricollocare la statua del Granduca mediceo che da più di un secolo è stata spostata in piazza Carrara nel luogo dove originariamente si trovava: sul lungarno di fronte allo sbocco di via Santa Maria. "Tolaini - ha sottolineato Settis - si dice contario alle scenografie improntate alla facile moda del turismo. Non è questione di gusto, ci sono criteri solidi e oggettivi che sono quelli della storia e del rispetto della legalità".
Tra tutti gli interventi architettonici Tolaini apprezza molto un restauro in particolare, diretto dall'architetto Massimo Carmassi. Nel saggio "Il restauro dell'edilizia medievale. Il caso di palazzo Lanfranchi" Tolaini sottolinea il valore dell'operazione che ha "recuperato all'uso pubblico un edificio del centro cittadino registrandovi e conservandovi ogni dato della sua storia attraverso la minuziosa stratigrafia della vicenda particolare allo scopo di attribuirvi la funzione di documento chiaro e immediatamente leggibile di Musee vivant, di otto secoli dell'intera vicenda urbana".
"Tolaini - ha precisato Baldassari - non era solo uno storico, era il custode della città di Pisa. Questi saggi mostrano i suoi molti interessi e le sue molte competenze". Nel saggio "Pisa retorica" si occupa di un progetto, quello della sistemazione della Terzanaia (la Cittadella) compiuto dal celebre architetto Giovanni Michelucci, paradigmatico nei suoi aspetti negativi. Innanzitutto perché è stato affidato motu proprio senza alcun concorso, poi perché il progetto non rispondeva alle esigenze urbane e quindi per lo sperpero di denaro pubblico e per il carattere di decrepitezza precoce.  Nel saggio "Un muro sulla piazza del Duomo" Tolaini si pronuncia a favore del mantenimento dell'alto muro a ridosso della torre pendente che divide la piazza dal convento delle monache cappuccine (l'attuale Museo dell'Opera). Il muro di per se ha poco valore ma, fa notare Tolaini "resta ad impedire la definitiva rottura dello spazio urbanistico". Rottura già avvenuta nella piazza nel 1863 con la demolizione della chiesa di San Ranierino, della Casa dei Curati e di quella del Capitolo dei Canonici che determinò "il formarsi di una zona informe in cui si veniva malamente a disfare il tessuto urbano della piazza fino ad allora mantenuto". Le conseguenze sono rintracciabili in una piazza estranea alla città. Questa volta Tolaini fu ascoltato e il muro restò al suo posto.
"La scelta dei testi - ha affermato Bruni - è di Tolaini che nella sua vasta produzione ha inteso tracciare la propria biografia intellettuale, Tolaini è un grande storico dell'arte, ma la veste di storico dell'arte può andargli stretta. I suoi interessi filologici e per la storia urbanistica sono rivolti a comprendere l'ambito in cui viveva. Per la storia di Pisa esiste un prima e un dopo Alessandro da Morrona, ma esiste anche un prima e un dopo Emilio Tolaini. L'unico modo per celebrarlo è non fare nulla che non avrebbe approvato".
Enrico Stampacchia